Gioielleria a Venezia, gioielli fatti a mano / Handmade Jewellery in Venice

“IL GIOIELLO DEI GIOIELLI” Nave Bucintoro in oro. Modello solo da esposizione

“IL GIOIELLO DEI GIOIELLI” Nave Bucintoro in oro. Modello solo da esposizione

Unico modello di nave bucintoro realizzato a mano dal nostro laboratorio nel periodo 1999/ 2002 –

Modello di nave Bucintoro completamente realizzata a mano in oro 18 kt.

I numeri della Bucintoro in oro:
705 i grammi d’oro 18 kt della nave finita
(incluso il supporto)
42 i remi totali della nave
381 le ore di lavoro per la costruzione
(escluse le ore di scultura e microfusioni)
112 le statuine di decoro
200 i millimetri di lunghezza
60   i millimetri di larghezza
70  i millimetri dell’altezza massima
6,5 lunghezza del remo in centimetri

Unico modello di nave bucintoro realizzato a mano da Giorgio Berto nel nostro laboratorio nel periodo 1999/ 2002 –

Modello di nave Bucintoro completamente realizzata a mano in oro 18 kt.

I numeri della Bucintoro in oro:
705 i grammi d’oro 18 kt della nave finita
(incluso il supporto)
42 i remi totali della nave
381 le ore di lavoro per la costruzione
(escluse le ore di scultura e microfusioni)
112 le statuine di decoro
200 i millimetri di lunghezza
60   i millimetri di larghezza
70  i millimetri dell’altezza massima
6,5 lunghezza del remo in centimetri

 

La sua storia:
Il Bucintoro è la nave ove il Doge di Venezia e la Signoria si recavano ogni anno all’Ascensione nel porto del Lido per celebrare il  rito dello sposalizio tra Venezia ed
il Mare.
Era una meravigliosa nave, ricchissima per  intagli, dorature, velluti, con cui la Repubblica di Venezia affermava il proprio diritto ad essere considerata la Regina
dell’Adriatico. Ne furono fabbricati quattro esemplari.
Il nome della nave probabilmente è derivato dal fatto che il doge gettava in mare l’anello attraverso un apposito
condotto dorato – il “bucio d’oro”. Altri invece lo spiegano per il nome dalla buccina, antico strumento a fiato per uso militare, con riferimento ai festeggiamenti
in occasione di parate navali. C’è chi sostiene che questo nome derivi dal Bue centauro, trireme troiana citata da Virgilio. Altri ancora, da Duecentorum, perché
ospitava una moltitudine di rematori.
La prima, le cui notizie risalgono all’anno 1311, era trainata. la seconda Bucintoro risale al 1520, la terza al 1605. Quarta
ed ultima Bucintoro fu realizzata tra il 1722 e il 1728, sotto la direzione dell’ingegnere navale Michele Stefano Conti, e sotto il Doge  Alvise Mocenigo.
Misurava
34,8 metri in lunghezza , largo 7,308 metri, alto 8,352 metri , era mossa da 168 rematori, disposti a 4 su remo; era comandata da tre ammiragli con 40 marinai.
Le sculture e gli ornamenti erano di Antonio Corradini e con due statue attribuite finora ad Alessandro Vittoria, ma forse opera di Agostino e Marcantonio Vianini
di Bassano, provenienti dalla precedente costruzione del 1605
Aveva due piani:l’inferiore era per i rematori, quello superiore, coperto da un baldacchino,
formava una grande sala rivestita in velluto rosso con 90 seggi e 48 finestre, era riservato alle massime autorità della Repubblica e terminava a poppa con il
trono del Doge.
Il giorno dell’ascensione (Festa della Sensa) il Bucintoro veniva portato dall’Arsenale al bacino davanti alla piazzetta: lì attendeva il Doge e il Consiglio,
insieme agli ospiti illustri della Serenissima. Veniva quindi raggiunta l’isola di S.Elena,  dietro gli attuali Giardini.
Davanti alla cattedrale di S. Pietro, il patriarca impartiva la benedizione dell’anello d’oro; successivamente il Bucintoro proseguiva e, dal porto di S.
Nicolò di Lido, usciva nell’Adriatico. Il Doge  gettava l’anello simbolico in mare pronunciando le parole “DESPONSAMUS TE, MARE, IN SIGNUM VERI PERPETUIQUE DOMINII”
Con la celebrazione della messa nella Chiesa del Convento di S. Nicolò si chiudeva la cerimonia, dopodiché il Bucintoro riportava tutti al Palazzo.

Nel 1798 il Bucintoro fu depredato dai soldati di Napoleone.
Nel 1824, anno in cui fu demolito ciò che rimaneva dello scafo dell’ultimo bucintoro, l’ammiraglio austriaco
Amilcare Paolucci delle Roncole fece eseguire, in base ai documenti esistenti e sulle forme dello scafo in demolizione, un modello  ora esposto nel Museo Storico Navale
di Venezia. La sontuosa nave  appare tutta dorata all’esterno e all’interno, là dove non è rivestita di velluti e damaschi. La sala ha, all’intorno, 90 seggi e 48 finestre

protette da cristalli, con tendine di seta. A poppa il “gabinetto” del Doge ha un trono, rialzato e decorato con le statue della Prudenza e della Forza, dietro il quale si
apre un finestrino dal quale il Doge gettava in mare un anello simile a quello che portava al dito. … La prua, ornata da un incredibile trofeo di statue simboliche, di
volute, di intarsi, aveva al sommo la statua di Venezia sotto forma di Giustizia, mentre davanti si protendevano due speroni, sul maggiore dei quali era il Leone di San
Marco, accompagnato da altre  fantasie. Un alto pennone sormontava la nave e su di esso veniva issato lo stendardo ducale a sei code. Nelle sue uscite di rappresentanza
il bucintoro lasciava la sua casa in Arsenale con una scorta eccezionale.
Vicino gli stavano i tre peatoni ducali …
Lo seguivano le gondole straordinariamente fastose
del Nunzio Apostolico, degli Ambasciatori, del Patriarca, sei galere in parata, altre dodici navi imbandierate “dipinte e fornite di militari stromenti”, le peate che
portavano i rappresentanti delle comunità del Dogado, centinaia di altre barche private adorne di festoni e di fiori e infine qualche migliaio di gondole
(nella sola Venezia se ne contavano 15.000).
Anche il bucintoro e i peatoni ducali non sfuggirono all’insensata furia che nel 1797 assalì i Francesi nell’intento
di distruggere ogni traccia del vecchio regime; il bastimento, orgoglioso simbolo della Repubblica, … fu demolito e ridotto a un pontone che servì poi come batteria
galleggiante. … Gli ornamenti del bucintoro e delle altre barche, tranne pochi elementi che furono fortunosamente salvati, furono bruciati per recuperare il poco oro
delle dorature. Un po’ di ceneri furono spedite in omaggio a Bonaparte, nel suo quartier generale, a Montebello.
Il suo scafo, successivamente, venne dotato con 4 grossi
cannoni, cambiando il nome in quello di “IDRA”, per servire alla difesa della laguna e come prigione  fino al 1824.
Della  Bucintoro oggi rimangono solo pochi incerti
frammenti nel museo Correr di Venezia e un pezzo d’asta di bandiera conservato nel Museo Storico Navale dell’Arsenale;
Uno splendido modello è esposto presso il museo
per informazioni cliccare qui.